L'Italia dei secoli d'oro - Il Medio Evo dal 1250 al 1492 by Indro Montanelli Roberto Gervaso

L'Italia dei secoli d'oro - Il Medio Evo dal 1250 al 1492 by Indro Montanelli Roberto Gervaso

autore:Indro Montanelli, Roberto Gervaso
La lingua: ita
Format: epub
editore: BUR
pubblicato: 1997-02-10T05:00:00+00:00


CAPITOLO DICIASSETTESIMO

MILANO DAI VISCONTI AGLI SFORZA

A Milano, l’arcivescovo Ottone aveva designato suo successore il nipote Matteo, a cui Arrigo VII, dietro pagamento di cinquantamila fiorini, aveva conferito il titolo di Vicario imperiale: un titolo che lo qualificava a esercitare il dominio non solo su Milano e sul suo territorio ma anche su quelle città che, dilaniate dalle discordie interne e dalle lotte di fazione, s’erano poste sotto l’egida milanese.

A Matteo successe il figlio Galeazzo e poi il nipote Azzone. Ma a gettare le basi della Signoria vera e propria, concepita in senso rinascimentale come Stato monolitico e patrimonio privato di una dinastia, fu Luchino. Infatti, quando costui morì per lasciare il posto al fratello Giovanni, il Consiglio generale di Milano proclamò l’ereditarietà del supremo potere nella famiglia Visconti. Era l’atto di decesso della democrazia, la fine del Comune e la svalutazione dei suoi istituti.

Secondo il malaugurato sistema visconteo, che ignorava il maggiorascato, Giovanni spartì l’eredità fra i suoi due nipoti Bernabò e Galeazzo II. Al primo toccarono Cremona, Bergamo, Brescia e il distretto a Est dell’Adda, Lodi, Piacenza e Parma. Galeazzo II ebbe Como, Pavia, Asti, Tortona, Alessandria, Novara, Vigevano e Bobbio. Milano fu tagliata in due: a Bernabò andarono i quartieri di Porta Romana, Tosa e Orientale; a Galeazzo quelli di Porta Comasina, Vercellina e Ticinese. Bernabò fissò la sua capitale a Milano, Galeazzo a Pavia.



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